Brano di "Benoit Misere"

Traduzione di Giuseppe Gennari
Editore Gianni Maroni


"Nei giorni di libertà della lavanderia, Maddalena faceva i ravioli. Il suo banco di lavoro era vicino al fornello di cui Chino le affidava la sorveglianza.
Col mento appoggiato sulla tavola, io guardavo quella donna preparare la facia con manzo et bietoline mischiati : la malassava con un uovo e una spolverata di parmigiano non troppo giovane né troppo vecchio ; la metteva in polpettine sulla larga pannella stirata come una camicia di seta commestibile ; la goffrava di precisione formando dei cappelletti che rifiniva con una rotellina dai bordi dentati ; insomma, di che soddisfare anche l'occhio quando la forchetta avrebbe bucato l'imbottitura... Si contavano per dozzine. Li contavo pure io, ponendoli in file serrate su una tovaglietta pulita, infarinata fin dentro il tessuto : dieci, venti, trenta, cinquanta, ottanta dozzine ! Eravamo dei mangioni. Avevamo l'appetito in dodecavisione...

- Hai contato bene, Benoît ?

- Si, zia Maddalena;

- Riconta ancora.

La fierezza di quella donna stava nel conteggio dei ravioli. Alla lavanderia era risaputo, le facevano domande per farle piacere. Allora sei si impettiva o ostentava mentalmente le sue gonne come un pavone le penne.

- Oggi, centoventi... con un po' più du farcia arrivavo a centocinquanta. Con la pannella che mi è restata, ci ho fatto i tagliolini.

I ritagli di pannella pudicamente messi da parte, lei li avrebbe riamalgamati alla massa avanzata, reimpastando il tutto. Ci faceva i tagliolini, capelli color crema stesi sulla tavola come une parrucca di grano vista da sopra, l'aristocrazia degli spaghetti. "

In francese

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