Léo Ferré - La solitudine

La solitudine

Léo Ferré
Traduzione : Enrico MEDAIL


Io vengo da un altro mondo, da un altro quartiere, da un'altra
solitudine.
Oggi come oggi, mi creo delle scorciatorie. Io no sono più dei vostri.
Aspetto dei mutanti. Biologicamente me la cavo con l'idea che mi sono fatto
della biologia : piscio, eiaculo, piango. Innanzi tutto noi dobbiamo lavorare
le nostre idee come se fossero des manufatti.
Io sono pronto a procurarvi gli stampi. Ma...

la solitudine...

Gli stampi sono di une materia nuova, vi avverto. Sono stati fusi
domani mattina. Se voi non avete, di questo giorno, il senso relativo
della vostra durata, è inutile tramandare voi stessi, è inutile guardare
davanti a voi perchè il davanti è il dietro, la notte è il giorno. E...

la solitudine...

Innanzi tutto le lavanderie automatiche, agli angoli delle strade,
sono imperturbabili cosi come il rosso o il verde dei semafori.
I poliziotti del detersivo vi indicheranno dove vi sarà possibile lavare
cio che voi credete sia la vostra coscienza et che non è altro che una
succursale di quel fascio di nervi che vi serve da cervello. E pertanto...

la solitudine...

La disperazione è una forma superiore di critica. Per ora, noi la
chiameremo "felicità" perché le parole che voi adoperate non
sono più "parole" ma una specie di condotto attraverso il quale
gli analfabeti hanno la coscienza a posto. Ma...

la solitudine

Del codice civile ne parleremo più tarde. Per ora, io vorrei
codificare l'incodificabile. Io vorrei misurare il pozzo di San Patrizio
delle vostre democrazie. Vorrei immergermi nel vuoto assoluto e
divenire il non detto, il non avvenuto, il non vergine per mancanza di
lucidità. La lucidità me la tengo nelle mutande.

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